29 marzo
Mario Moretti consegna a Morucci e Faranda il comunicato n°3 con allegate 3 lettere di Moro. Una, quella al ministro Cossiga, secondo Moro dovrebbe rimanere segreta. I "postini" esprimono dei dubbi sulla loro pubblicazione. La lettera a Cossiga, dopo aver richiamato tutta la Dc alle sue responsabilità, ipotizza la possibilità di uno scambio.
La consegna delle lettere a Faranda e Morucci
E’ circa l’ora di pranzo quando Mario Moretti incontra Valerio Morucci ed Adriana Faranda: c’e un nuovo comunicato da far recapitare. Questa volta, pero, insieme al messaggio delle Br ci sono anche tre lettere autografe del Presidente della DC: una al suo collaboratore Rana, una alla moglie ed infine una più corposa indirizzata al Ministro dell’Interno Cossiga. Moretti fornisce anche il numero di telefono dello studio di Rana che, secondo le indicazioni di Moro, è la persona incaricata di smistare le lettere.
Secondo quanto dichiareranno successivamente, i due “postini” leggono velocemente il comunicato e le lettere notando che, secondo le intenzioni di Moro, la lettera a Cossiga dovrebbe rimanere segreta.
Il comitato esecutivo delle Br ha ritenuto invece di rendere pubblico lo scritto ed infatti l’ordine e di recapitare gli originali delle lettere a Rana e far avere successivamente ai giornali il comunicato n°3 e la copia della sola lettera a Cossiga.
Morucci e Faranda, sempre a loro dire, esprimono dei dubbi. Perché disattendere le indicazioni di Moro che ben conosce i meccanismi interni della Dc? Rendere pubblica la lettera, potrebbe bloccare sul nascere il tentativo di trattativa che il “Presidente” sta cercando di costruire.
La risposta di Moretti è categorica «Non e nello stile delle BR fare trattative segrete. E poi il comitato esecutivo ha deciso»
E’ questo il primo attrito tra la coppia romana e Moretti sulla gestione del rapimento
La telefonata a Rana
Il lavoro di fotocopiatura, questa volta, e più complesso, così solo verso le 16:30, dopo aver posizionato la solita busta arancione con dentro le 3 lettere, Valerio Morucci telefona a Rana.
Nicola Rana insieme con Aldo Moro e Francesco Cossiga.
Nicola Rana, il segretario di Moro è nello studio di Via Savoia. Morucci gli comunica che in piazza Sant’Andrea della Valle, nello spazio tra il retro dell’edicola ed il muro, c’e una busta arancione con dentro delle lettere di Moro. Rana in pochi minuti raggiunge la piazza e facilmente recupera la busta.
Le tre lettere
Risalito in macchina da un’occhiata al contenuto: uno dei tre scritti è indirizzato a lui.
L’inizio è nel solito stile ossequioso di Moro, dopo aver accennato alla lettera da recapitare alla famiglia, parla della lettera “da portare nelle proprie mani del Ministro Cossiga e con la comprensibile immediatezza.”
Moro, dimostrando grande lucidità, indica le modalità di un’eventuale trattativa:
“La mia idea e speranza e che questo filo, che cerco di allacciare, resti segreto il più a lungo possibile, fuori da pericolose polemiche. ciò vuol dire che la risposta, o una prima risposta, quando verrà, non dovrebbe passare per i giornali, ma per una lettera o comunicazione a Lei pervenuta dal Ministro. (…) Il Ministro verbalmente, dovrebbe impegnarsi a bloccare ogni sorveglianza nel corso dell'operazione”
Quasi presagendo la scelta delle Br, riguardo la pubblicazione, conclude la lettera “E' chiaro che un incidente farebbe crollare tutto con danno incalcolabile.”
Richiusa la busta, Rana si dirige verso via Trionfale per consegnare nelle mani della signora Moro la breve lettera scritta il giorno di Pasqua. Nella casa si trattiene il tempo di leggere le lettere, e fare qualche considerazione con i familiari del Presidente Dc.
Riesce, da via Trionfale, e questa volta si dirige verso il Viminale per consegnare la lettera a Cossiga. Sono circa le sei quando varca la porta dello studio del Ministro dell’Interno
Sotto un dominio pieno ed incontrollato
La lettera di Moro, scritta su un quaderno a quadretti, è composta da 5 fogli. Dopo i saluti di rito “Caro Francesco” Moro entra subito nel vivo, premettendo che:
Prescindo volutamente da ogni aspetto emotivo e mi attengo ai fatti.… e fuori discussione (…) che sono considerato un prigioniero politico, sottoposto, come Presidente della D.C., ad un processo diretto ad accertare le mie trentennali responsabilità. In tali circostanze ti scrivo in modo molto riservato…
Moro coinvolge subito tutto il partito della DC nel processo a cui e sottoposto.
Devo pensare che il grave addebito che mi viene fatto, si rivolge a me in quanto esponente qualificato della DC nel suo insieme nella gestione della sua linea politica. In verità siamo tutti noi del gruppo dirigente che siamo chiamati in causa ed e il nostro operato collettivo che e sotto accusa e di cui devo rispondere.
Di seguito adombra ai pericoli che una sua eventuale confessione su argomenti “sensibili” potrebbe comportare.
io mi trovo sotto un dominio pieno ed incontrollato, sottoposto ad un processo popolare che può essere opportunamente graduato, che sono in questo stato avendo tutte le conoscenze e sensibilità che derivano dalla lunga esperienza, con il rischio di essere chiamato o indotto a parlare in maniera che potrebbe essere sgradevole e pericolosa in determinate situazioni
Bisogna notare che questa e l’unica volta in cui Moro tocca l’argomento dei possibili danni derivanti da una sua confessione. In nessun altro suo scritto tornerà sull’argomento.
Poi Moro introduce, molto prima degli stessi brigatisti, che non ne hanno mai nemmeno accennato, il problema dello scambio dei prigionieri
“Capisco che un fatto di questo genere, quando si delinea, pesi, ma si deve anche guardare lucidamente al peggio che può venire. Queste sono le alterne vicende di una guerriglia, che bisogna valutare con freddezza, bloccando l'emotività e riflettendo sui fatti politici.(…) Converrà che tenga d'intesa con il Presidente del Consiglio riservatissimi contatti con pochi qualificati capi politici, convincendo gli eventuali riluttanti. Un atteggiamento di ostilità sarebbe una astrattezza ed un errore".
Grande è l’effetto della lettera sui dirigenti democristiani, i commenti si susseguono “La lettera e stata estorta” “Questo non e il vero Moro” Qualcuno cerca invece il modo di rispondere, sempre in modo riservato alla lettera di Moro.
L’illusione di poter intavolare una trattativa segreta si infrange poco dopo le otto di sera, quando le agenzie di stampa lanciano la notizia che è stato ritrovato il comunicato n° 3 e una lettera di Moro indirizzata a Cossiga.
Alle 19:30, infatti, con le solite telefonate ai giornali di Roma, Milano, Genova e Torino a stato fatto trovare il comunicato e la lettera.
Il comunicato n°3
La prima parte del comunicato n° 3 è dedicato al processo a cui e sottoposto Moro:
L'interrogatorio, sui cui contenuti abbiamo già detto, prosegue con la completa collaborazione del prigioniero. Le risposte che fornisce chiariscono sempre più le linee controrivoluzionarie che le centrali imperialiste stanno attuando; delineano con chiarezza i contorni e il corpo del "nuovo" regime che, nella ristrutturazione dello Stato Imperialista delle Multinazionali, si sta instaurando nel nostro paese e che ha come perno la Democrazia Cristiana
Proprio sul ruolo che le centrali imperialiste hanno assegnato alla DC, sulle strutture e gli uomini che gestiscono il progetto controrivoluzionario, sulla loro interdipendenza e subordinazione agli organismi imperialisti internazionali, sui finanziamenti occulti, sui piani economici politici militari da attuare in Italia, il prigioniero Aldo Moro ha cominciato a fornire le sue "illuminanti" risposte.
Poi il comunicato rivela la lettera che Moro ha scritto a Cossiga:
“Ma Moro è anche consapevole di non essere il solo, di essere, appunto, il più alto esponente del regime, chiama quindi gli altri gerarchi a dividere con lui le responsabilità, e rivolge agli stessi un appello che suona come una esplicita chiamata di "correità". Ha chiesto di scrivere una lettera segreta (le manovre occulte sono la normalità per la mafia democristiana) al governo ed in particolare al capo degli sbirri Cossiga. Gli e stato concesso, ma siccome niente deve essere nascosto al popolo ed e questo il nostro costume, la rendiamo pubblica”.
La seconda parte del comunicato è tutta indirizzata ai settori dell’area antagonista estrema invitandoli alla costruzione del Partito Comunista Combattente.